Spesso si confonde la creatività con l’arte e il talento.
Il talento è un dono che abbiamo dalla nascita e serve a poco se non accompagnato dalla creatività..
Quello che propongo nei mie laboratori è l’entrare in contatto con la propria creatività. Riconoscere quell’energia rivoluzionaria, forte, che porta sia gioia che tormento.
Imparare a sentirla cosi com’è, per poi esprimerla liberamente.
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Lavorare con dei gruppi significa lavorare con tutte le persone che partecipano, allo stesso modo, ma estrarre da ognuno di loro un’energia diversa. Imparare ad ascoltarsi è il primo passo per conoscere chi siamo. Durante i workshop, un’enorme quantità di energia va sprecata nella lotta con noi stessi, questo accade quando ci giudichiamo e ci condanniamo, quando non siamo liberi. Il conflitto soffoca la creatività, ci rende distruttivi. Quando impariamo ad accettarci e volerci bene l’energia creativa aumenta.
La creatività è ribellione, per creare dobbiamo liberarci da ogni condizionamento, altrimenti la nostra creatività sarà solo una copia, un’imitazione. Se dipendiamo dal pensiero di massa, non possiamo creare. Per essere creativi dobbiamo avere il coraggio di essere noi stessi.
Se non siamo in contatto con la nostra creatività autentica siamo costretti a seguire quella di un altro, ad imitarla. Ecco che cosi perdiamo la nostra autenticità, viviamo nell’angoscia e nella confusione, siamo divisi. In poche parole viviamo cercando di essere qualcun altro.
Per risolvere questo problema, ogni laboratorio creativo parte dal caos, dalla destrutturazione di ogni pensiero legato al bello, al brutto, al giusto e allo sbagliato. Entriamo in contatto con il corpo, con il movimento. Sbattiamo letteralmente i piedi per terra per contattare la realtà. La prima parte è sempre dedicata al togliere le sovrastrutture che limitano la creatività.
Solo dopo il caos ci avviciniamo al materiale creativo, rimanendo in silenzio esprimiamo quello che abbiamo provato. Ci ascoltiamo e lo esprimiamo, consapevoli del fatto che non ci sarà alcuna valutazione di merito.
Nel riconoscere l’emozione, esprimerla e poi riconoscerci in quell’espressione vediamo il nostro potenziale creativo. Senza giudizio, ci rendiamo conto di dove siamo.
Ora siamo in contatto con la nostra energia creativa, l’abbiamo risvegliata, la sentiamo, siamo vivi e svegli! Accogliamo ogni sfumatura, è parte di noi, del nostro essere.
Per far si che l’energia creativa ci sia utile nel nostro percorso di formazione, professionale e personale ora impariamo a gestirla, direzionarla.
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Il lavoro che svolgo nelle scuole di moda è molto simile a quello che faccio con i gruppi. Conduco laboratori sia per classi di comunicazione e business, sia per classi di design e vedo molta differenza tra le due realtà. Nelle classi di comunicazione lavoriamo sulla creatività per comprendere che si tratta di una forma di espressione. I ragazzi traducono la creatività in un progetto, poi io li aiuto a comunicare quel progetto in modo efficace.
Nelle classi di design si lavora invece di più sull’espressione del processo di creatività. Gli studenti comprendono la connessione tra creatività e capacità di progettare e infine a comunicare. Conoscere come sfruttare la creatività nel proprio lavoro li aiuterà a presentare progetti che funzionano.
La creatività ha bisogno di libertà per esprimersi, ecco perché partiamo sempre dal caos, dalla destrutturazione di ogni pensiero legato al bello, al brutto, al giusto e allo sbagliato, dall’eliminare le sovrastrutture che impediscono l’espressione autentica.
Tutto parte dall’emozione, dal corpo, con il movimento.
Poi arriva l’espressione.
Poi arriva il pensiero, la logica, l’estetica, la ragione.
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Quando invece facciamo riferimento alle aziende, parlare di creatività risulta più difficile.
Spesso all’interno delle aziende non diamo abbastanza importanza alla creatività. Non solo le aziende di moda devono fare i conti con questa, tutti i dipendenti hanno bisogno di riscoprire la propria creatività e ritrovare la propria autenticità per poter lavorare al massimo. La creatività è un impegno verso se stessi, la determinazione a creare continuamente il proprio essere lungo il cammino della crescita, della trasformazione, della consapevolezza.
Lavoro da vent’anni con stilisti di moda e pochi di loro sono veramente creativi. Per creativo intendo la capacità di creare, di rinnovare e di rinnovarsi, di adattarsi all’ambiente mantenendo la propria unicità.
Per aiutare le aziende, quello che propongo nei miei laboratori è l’entrare in contatto con la propria creatività.
Impara a sentire quell’energia che porta sia gioia che tormento, per poi esprimerla liberamente.
La creatività ha bisogno di libertà per esprimersi, tutto parte dall’emozione, dal corpo.
Tutto nasce da un’emozione, da una sensazione sufficientemente intensa da muoverci, da attivare i nostri sensi. Pensiamo agli artisti, alle canzoni d’amore, alle opere d’arte che ci commuovono. Ci toccano perché sono vere, perché esprimono qualcosa di vero. A volte entriamo in sintonia con quello che vediamo o ascoltiamo, ci risuona. Quindi proviamo un’emozione e sentiamo molto probabilmente parte di quello che l’artista ha provato.
Alcuni lavori invece non ci piacciono, non ne comprendiamo il senso, le parole, i colori.
Per quanto sensibili è impensabile di risuonare con tutto, no?!
Nel mio lavoro sto molto attenta a non cadere nel giudizio personale, nel bello e nel brutto. Ho chiaramente un mio gusto, che esprimo attraverso lo stile della mia casa e del mio abbigliamento, ma cerco di non confondere quello che per me è bello da quello che è creativo ed autentico.
Negli anni, grazie all’esperienza e alla formazione, ho imparato a “risuonare” con l’autenticità piuttosto che con quello che per me è bello.
Durante le revisioni dei progetti, nelle aziende, mi capita di vedere progetti completi, armoniosi, comprensibili. Non importa se a me piacciono o no, ma è evidente che funzionano. Su quest’ultimo termine spendo due parole: la creatività nell’industria della moda non può essere solo fine a se stessa, non funziona così nemmeno nel mondo dell’arte!
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