L’arte concettuale e digitale di Mavi

Sono sempre stato appassionato di disegno, ero il classico bambino che a scuola si distraeva e disegnava sul banco. Dopo anni, nel 2017,  ho riscoperto la mia passione, che non mi aveva in realtà mai abbandonato. Da lì non mi sono più fermato.

BAO: Qual é la tua arte? Che vuole comunicare e trasmettere?

Mavi: La mia arte è principalmente concettuale.
Mi piace esplorare e sperimentare diverse tecniche artistiche sia nell’ambito dell’arte digitale che in quello tradizionale.
Ciò che spero di trasmettere con i miei lavori sono sensazioni, emozioni, stati d’animo e a volte anche qualche invettiva sociale.

Sono molto legato al soggetto femminile, perché trovo che mi dia il modo di esprimermi meglio. Mi considero anche un femminista e quindi mi piace rappresentare donne forti, nella loro sensibilità e delicatezza.

BAO: Com’è nata il tuo percorso artistico? Raccontaci episodi che riguardando il passato legati alla tua passione e alla tua arte.

Mavi: Da quello che ricordo sono sempre stato appassionato di disegno, sin da quando ero alle elementari. Ero il classico alunno che quando il professore spiegava si distraeva scarabocchiando in un foglio, sul libro o sul banco.

Poi crescendo iniziai a ricopiare i miei cartoni anime e i manga preferiti, ricordo che vendevo i disegni di Milord (Sailor Moon) alle mie compagnette di classe. Successivamente ho intrapreso studi che mi hanno portato lontano dall’arte, come il liceo scientifico e l’università di economia. Ricordo che un giorno del 2017, mi trovavo a Malta per lavoro, in un periodo di sconforto e solitudine, presi un album da disegno e dei colori a matita e iniziai a disegnare. Da li non mi sono più fermato.

Tornando in Sicilia ho deciso di rimettermi in gioco dal punto di vista accademico, iscrivendomi all’accademia di Digital Art Nautilus Academy.

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BAO: Come nasce il tuo processo creativo, da cosa sei ispirato?

Mavi: Spesso gli “artisti” vivono momenti di buio e di blocco creativo, è una sensazione straziante.

Io cerco di sfruttarli, non mi fermo mai e inizio a studiare pose, tecniche, cose che anche se lontane dal processo creativo mi aiutino sempre a tenere la mano allenata.

Poi, improvvisamente, basta una canzone, un film, un’ immagine che ti fa scattare qualcosa e da li parte tutto, non ti vorresti più staccare dal foglio o dalla tavoletta (nel mio caso iPad).

Solitamente io parto sempre prendendo appunti sul concept che voglio creare. Se mi dovesse servire, creo una mood board con immagini di riferimento, dopodiché inizio con uno schizzo su carta, il classico bozzetto. Quando tutto è come me lo immaginavo, scansiono il bozzetto e inizio a lavorare sul mio iPad, con il software Procreate.

BAO: Quali sono le difficoltà che incontri oggi nel far conoscere la tua arte? Di cosa avresti bisogno?

Mavi: Credo che oggi per un artista emergente farsi conoscere sia molto difficile, l’arte digitale ha portato ad una sorta di rinascimento artistico e ci sono davvero molti bravi artisti, anche autodidatti e amatoriali.

Ovviamente si cerca di sfruttare i social, Instagram su tutti, però proprio per la grande concentrazione di artisti è più difficile ampliare la propria base di follower in maniera organica senza ricorrere all’investimento per sponsorizzare il proprio profilo e raggiungere visibilità. Di cosa avresti bisogno? 250.000€, scherzo! Credo che ci voglia tanto lavoro, abnegazione e la fortuna giusta, ma anche la capacità di saper sfruttare determinate occasioni.

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BAO: Che rapporto pensi abbia l’autenticità nella creazione artistica? Come la vivi nel tuo processo creativo?

Mavi: Penso che chi ama creare nella vita, non può voler altro che la propria opera sia autentica. É vero, peró, che l’uomo in ogni ambito viene ispirato da ciò che è stato fatto prima da qualcun’altro, questo vale per ogni settore.

Quindi credo che un artista possa essere ispirato da un’altra opera e crearne una nuova e originale. Ovviamente è noto e chiaro che esiste gente che ruba, copia e che usa opere di altri artisti senza autorizzazione, e questo è chiaramente un male.

Per quanto riguarda il mio processo creativo, mi capita di usare references per le mie opere, ma ciò che ne esce fuori è sempre qualcosa di diverso. Io ho già in mente quello che dovrà venire fuori alla fine del processo, le reference sono solo un mezzo per determinati dettagli o per elaborare composizioni.

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