Mettiti nei panni dell’altro

Gli altri non sono te!

Ognuno di noi vede il mondo dalla sua prospettiva.

Gli altri vedono il mondo in modo strano perché diverso dal nostro punto di vista, ma non c’è un torto e una ragione.

SIAMO TUTTI STRANIERI PER QUALCUN ALTRO.

C’è una bellissima canzone di Niccolo Fabi, che si intitola “Io sono l’altro”, ascoltala se puoi, rende davvero l’idea di ciò di cui stiamo parlando.

L’empatia è una rispettosa comprensione di ciò che gli altri provano.
Vuol dire mettersi nei panni dell’altro.

Se hai provato a spiegare la stessa cosa già due volte e nessuno ha capito, forse non stai parlando lo stesso linguaggio del tuo interlocutore. Per poter comunicare in modo autentico devi riuscire a metterti nei suoi panni.

Meglio imparare il suo linguaggio che continuare ad urlare il nostro senza essere capite no?

L’empatia si può imparare, allenare, migliorare, come tutte le competenze.

Alcune persone sono naturalmente predisposte ad aiutare l’altro, si relazionano con facilità, sono simpatiche, socievoli, cordiali. Attenzione però: l’andare verso l’altro non vuol dire automaticamente essere empatici. Il voler essere di aiuto è spesso un bisogno, non sempre frutto di vera e autentica empatia.

Io sono io, tu sei tu. Io mi ascolto, sono in contatto con le mie emozioni e sensazioni.
Ascolto te, mi metto nei tuoi panni, riesco a sentire quello che senti tu.
Se mi metto nella tua stessa posizione, se imito la tua postura riesco a sentire nel mio corpo qualcosa…. qualcosa che forse assomiglia a quello che stai provando tu.

Poi torno da me, mi ascolto. Entro ed esco, dentro e fuori. Mi metto nei tuoi panni solo e se sono consapevole di come sto io. Allora questa si che è empatia!

Ascoltarti un po’ e poi cercare di risolvere il tuo problema, cercare di indovinare quello che provi, proiettare i miei bisogni su di te, quella non è empatia, ok? Andare facilmente d’accordo con gli altri è sicuramente una risorsa, può essere frutto di simpatia, di sensibilità.

Se non sono pienamente in contatto con me, se non mi assumo la piena responsabilità di quello che provo, quello che dico, il come lo dico, è impossibile provare empatia.
Proviamo altro, ma non empatia.

Quando siamo troppo coinvolti emotivamente, quando siamo troppo verso l’altro, perdiamo questa capacità, perdiamo la giusta misura. Iniziamo ad interpretare, a voler risolvere, aiutare.

Invece di offrire empatia, spesso abbiamo un forte impulso a dare consigli o rassicurazioni e a spiegare la nostra opinione o i nostri sentimenti personali.

Per dare empatia abbiamo bisogno di empatia.

Quando ci accorgiamo di stare sulla difensiva o di essere incapaci di empatizzare, allora dobbiamo fermarci un attimo, riprendere contatto con noi stessi, riconoscere i nostri sentimenti con onestà, darci quello di cui abbiamo bisogno.

COSA BLOCCA L’EMPATIA?

Cosa ci porta a comunicare in un modo che ferisce gli altri e noi stessi?

Il giudizio, i paragoni, la mancanza di responsabilità, le pretese, le aspettative.

Quando ci esprimiamo in questo modo aumentiamo le difese e le resistenze verso coloro che in realtà ci interessano. Costruiamo un muro, e quel muro ci impedisce di capirci!

Solo con empatia è possibile capirsi per davvero.

Quindi come facciamo ad allenare l’arte di comunicare in modo autentico, chiaro, gentile, preciso ed empatico?

INNANZITUTTO SERVE IMPARARE A DISTINGUERE IL GIUDIZIO DALL’OSSERVAZIONE.

La capacità di osservare è una gran forma di intelligenza.

Cosi come il giudizio blocca la creatività e l’adattamento creativo, blocca anche la capacità di metterci nei panni dell’altro. Se ti reputo un cretino…. come posso mettermi nei tuoi panni? Se ti ritengo inarrivabile, come posso mettermi nei tuoi panni?

Il giudizio va sospeso, sia quello negativo (cretino) che quello positivo (strafiga).
Lo sospendo un attimo, mi metto di fronte ad un altro essere umano.

Mi ascolto, ti ascolto.

Mi piace parlare di sostenibilità delle relazioni umane: allenarci a rimanere umani anche in situazioni difficili e conflittuali.

Impariamo a dare risposte coscienti anziché limitarci a reagire:

le nostre parole diventano precise, espresse sulla base di quello che percepiamo, di ciò che sentiamo e ciò che vogliamo. Ci esprimiamo con onestà e chiarezza, consapevolezza, presenza, autenticità.

Non ci limitiamo a capire il contenuto, ma mettendoci nei panni dell’altro possiamo percepire le sfumature emozionali, le sensazioni corporee.

Presta attenzione alla tua capacità di provare empatia, per te innanzitutto e poi per l’altro. Allenati ad ascoltarti e ascoltare.

I giudizi arriveranno, certo, tu osservali, nota questa tendenza naturale che abbiamo ad esprimerci sotto forma di giudizio. E’ proprio per questo che molte volte non ci capiamo.

Quando c’è giudizio nelle nostre parole, nel nostro sguardo, nel nostro tono di voce, non c’ è empatia.

Solo con l’empatia è possibile capirsi davvero.

Ti aspetto la prossima settimana, con un pezzettino di autenticità in più!

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