Nelle aziende ora si parla molto di purpose: lo scopo ultimo, quell’elemento chiave che guida l’impresa, che va oltre al profitto.
E’ chiaro a tutti ora che il modello organizzativo che ha come unico scopo quello di fare profitto non attrae talento e non funziona più.
I paradigmi sono cambiati, e personalmente mi trovo molto meglio a lavorare sia coi giovani che con le aziende che condividono questo passaggio.
Allo stesso modo, ognuno di noi cerca il proprio di senso, il proprio scopo, la purpose personale: in che modo contribuisco a rendere questo pianeta un posto migliore? In che modo lascio il mio segno?
Tutti abbiamo un’impatto, si tratta di esserne consapevoli e di gestire questo impatto nel migliore dei modi, di governarlo. Tutti consumiamo, cibo, CO2, prodotti, servizi, relazioni… giusto?
Oggi voglio riflettere su due aspetti importanti da approfondire nella ricerca della nostra purpose: passione e professione.
Le scorse settimane abbiamo lavorato a fondo su cosa ti piace fare, e su cosa ti viene bene fare.
Quando una cosa ti piace e ti viene anche bene, chiamala PASSIONE.
Ora passiamo a quello che sai fare, le tue capacità.
Prendi come spunto l’elenco delle tue qualità e l’elenco delle tue decisioni migliori.
Per quali attività vieni pagata o pagato? Per quali delle tue passioni e delle tue qualità potresti farti pagare?
L’ideale sarebbe svolgere un lavoro che includa – o almeno in parte – una nostra passione, no?! Questo significherebbe poter lavorare con piacere.
Prova ad elencare proprio le mansioni che hai svolto, una per una.
Ripercorri la tua vita lavorativa e scrivi ogni cosa che hai fatto per cui hai ricevuto in cambio soldi.
Ti elenco le mie, spero di ispirarti… tu scrivi le tue ok?
Baby sitter, promozioni in fiera e al supermercato, preparare il caffè, servire al pub, pulire il bagno, fare la segretaria, la commessa in un negozio di abbigliamento, l’assistente di direzione, la maestra di sci, insegnante di inglese per principianti, cucire e creare sciarpe, impiegata in ufficio commerciale, analisi del venduto, struttura di collezione, prezzi, presentazioni, gestione dei creativi, viaggi, campagne vendita, fiere, parlare con le persone, tradurre, fare ricerca per abbigliamento, visitare negozi, gestire progetti, insegnare, aiutare gli altri, studiare, progettare classi…
Quando sei capace, sei brava, sei bravo a fare una cosa e ti pagano per farla, allora quella è o può essere la tua PROFESSIONE. Non limitarti a pensare al tuo lavoro associandolo all’organizzazione per cui lavori. Tutti abbiamo avuto delle brutte esperienze.
E’ il lavoro in sé o è la situazione che non ti piace? Non fare confusione, tieni elenchi separati: se butti tutto insieme sarà difficile trovare la tua strada.
A volte facciamo fatica perché la nostra purpose individuale non corrisponde con quella organizzativa.
Prima di cambiare lavoro è importante avere chiaro:
1. cosa ti piace e cosa ti viene bene, e quindi le tue passioni;
2.cosa ti viene bene, per cosa ti pagano o potrebbero pagare, ovvero la tua professione.
Ognuno ha il suo mix, siamo esseri umani unici, autentici.
Possiamo contribuire con la nostra esperienza, con quello che abbiamo integrato, fatto nostro!
E se siamo all’inizio del nostro percorso lavorativo, possiamo contribuire con la nostra freschezza e con la nostra curiosità, con la voglia di imparare!
E’ attraverso l’esperienza che impariamo a riconoscere cosa ci piace da cosa no.
Ci alleniamo a fare bene le cose, e ad un certo punto ci facciamo pagare per quello.
A volte, le brutte esperienze ci servono molto, ci servono ad imparare cosa non va bene per noi, cosa ci costa troppo sopportare, in termini sia di fatica che di valori.
Non abbiamo finito qui, la settimana prossima ci apriamo al mondo, tieniti pronta e pronto!
Ti aspetto la prossima, con un pezzettino di autenticità in più!