Quanto te la racconti?

La mente mente, il corpo non mente.

Siamo così intelligenti che abbiamo imparato a tacere di fronte a situazioni scomode. La comunicazione verbale e il nostro cognitivo sono abili nel trovare parole, giustificazioni, storie. Storie che quando raccontate bene sembrano vere, ci salvano da situazioni imbarazzanti. Il problema nasce quando crediamo alle storie che ci raccontiamo, perdendo il contatto con la realtà e smettendo di funzionare senza neanche accorgercene.

Inizio sempre le sessioni parlando, una decina di minuti, seduti sulle poltrone o di fronte al video. Due adulti che si parlano, che si raccontano cose.

Poi la conversazione prende una certa direzione: il confronto verbale potrebbe durare ore alla ricerca di tanti perché, di supposizioni, di fantasie, di proiezioni, di simpatie, di provocazioni.

Come faccio ad esserti di aiuto se mi lascio coinvolgere dalla tua storia? La mia opinione non è la soluzione ai tuoi problemi, la soluzione è dentro di te. Come facciamo a capire, o meglio, a sentire qual’è la cosa giusta per te?

Chiediamo aiuto al corpo.

Attraverso la messa in scena ci muoviamo, rappresentiamo quello di cui stiamo parlando, diamo una forma, un colore, uno spazio fisico. Quando il corpo si muove, anche solo da una sedia all’altra, compaiono tensioni, sensazioni che emergono in modo evidente attraverso lo sguardo, la postura, la voce.

Grazie al corpo e alla sua verità affiorano le emozioni: insieme impariamo a conoscerle, ad accettarle e a integrarle in modo da poter portare il nostro linguaggio ad un livello più completo, più autentico e congruente.

Sono tantissime le forme che il corpo può scegliere per esprimersi: muoversi, ballare, cantare, urlare, piangere, ridere, dipingere, colorare, costruire, scolpire… giocare!

La creatività ci permette di esprimere ciò che proviamo.

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